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Marco Brugo Ceriotti parla a ImprontaZero

di Elisa Cabiale, redazione

Il settore dell’Agrifood sta vivendo in Italia un momento molto delicato, caratterizzato della necessità di far fronte alla concorrenza europea ed extraeuropea, alle richieste di un mercato sempre più standardizzato, alle regolamentazioni imposte dall’UE alle conseguenze di due anni con costi dell’energia alle stelle. Ne abbiamo parlato con Marco Brugo Ceriotti, Presidente in carica del Gruppo Giovani Imprenditori Confindustria di Novara, Vercelli e Valsesia (CNVV) nonché Presidente della Commissione Agroalimentare di Confindustria Piemonte.

L’Agrifood in Piemonte

“La Commissione – spiega Ceriotti a ImprontaZero® – ha il compito di interfacciarsi con tutti i player della filiera agroalimentare, dai produttori agli interlocutori istituzionali e politici, rappresentando le aziende produttrici del settore Agrifood piemontese e dando voce ai loro interessi. Sono stato eletto il 2 maggio scorso, e questa nomina è motivo di orgoglio per me e per la mia territoriale, perché di fatto rappresento il primo presidente eletto di CNVV”.

“La Commissione ha elaborato un paper contenente dati sul settore Agrifood piemontese, presentato alla nuova classe politica in occasione delle elezioni regionali”. Un problema fortemente riscontrato, infatti, è quello della selezione e del reperimento dei dati a livello regionale. Confindustria raccoglie i dati a livello nazionale o per singole territoriali mentre associazioni come AIRI (Associazione Italiana per Ricerca industriale) raccolgono i dati in base al settore, quindi non distinguendo tra una regione e l’altra. “Il paper si concentra sull’Agrifood in Piemonte e si propone di agevolare un confronto e la sensibilizzazione verso le problematiche riscontrate dalle aziende del settore”.

Agrifood e sostenibilità

Riseria Ceriotti Srl, azienda di famiglia fondata nel 1934, si interfaccia costantemente e direttamente con la filiera agroalimentare. Il 54% delle imprese afferenti a questo settore, secondo quanto emerso dall’indagine 2022 di Centro Studi Tagliacarne – Unioncamere, tra il 2022 e il 2024 sosterrà investimenti green.

Una tendenza confermata dallo stesso Ceriotti. “Quello della sostenibilità è un tema ormai imprescindibile nei programmi di sviluppo industriale: quando si elaborano progetti pluriennali non si può non pensare alla sostenibilità. Negli ultimi anni il settore agricolo (e soprattutto quello agroindustriale) – nella mia territoriale e in Piemonte in generale – ha investito tanto in progetti di sostenibilità e in energie rinnovabili, con la realizzazione di diversi impianti fotovoltaici e a biomassa”.

Energia e siccità

Il settore agroindustriale patisce molto la fluttuazione del prezzo dell’elettricità, per cui si è trovato in difficoltà nei due anni in cui i prezzi dell’energia sono saliti vertiginosamente. L’ultimo anno è poi stato segnato da una forte siccità: il problema della carenza d’acqua e dell’ottimizzazione delle risorse idriche ha penalizzato pesantemente l’Agrifood piemontese. A fronte della siccità e del costo elevato dell’energia, negli ultimi anni è stato spesso necessario convogliare le risorse idriche nell’alimentazione delle centrali idroelettriche piuttosto che nella creazione di bacini per il settore agricolo. Molti agricoltori che non avevano accesso a fonti di acqua propria si sono visti l’acqua razionata, il che ha limitato la produzione agricola in termini di quantità e qualità. “Io vi parlo nello specifico del settore risicolo, ma vi assicuro che è stato un problema a trecentosessanta gradi”, afferma Ceriotti.

Sensibilizzazione e formazione per le nuove generazioni

Gli obiettivi che si pone in qualità di Presidente sono molteplici: da un lato target di sostenibilità ed efficientamento energetico, dall’altro il contrasto alla disinformazione sull’italian food e la tutela delle tradizioni. Punta sulla divulgazione presso i giovani, per trasmettere loro la cultura dell’Agrifood italiano e, nel caso specifico, piemontese. “Sono valori che si stanno perdendo. Si perde cultura agroalimentare, tradizione, parte della nostra specificità”.

E poi formare le giovani generazioni, indirizzarle in un percorso tecnico che possa rispondere alle esigenze dell’industria agroalimentare. “Come tutti, anche noi riscontriamo difficoltà nel trovare personale competente che voglia intraprendere questo percorso”. Da anni i Giovani Imprenditori Confindustria CNVV portano avanti Wooooow, progetto di orientamento pensato per i ragazzi delle Scuole Secondarie di Primo e Secondo Grado, ai quali viene offerta una panoramica sulle opportunità lavorative e di formazione presenti sul territorio. Recentemente si è passati da una tipologia di orientamento canonico, con un salone e uno stand per ciascuna azienda, a un momento di speech in cui l’azienda si presenta davanti a una platea di circa 2500 ragazzi.È un format e sta riscontrando un notevole successo, sia da parte delle aziende che da parte dei ragazzi”.

Il contesto internazionale

I problemi che si riscontrano nel settore dell’Agrifood non sono poi legati solo a un discorso prettamente territoriale e nazionale, ma vengono influenzati anche dall’attuale situazione geopolitica. “Immaginate quanto può impattare la questione in Medio Oriente: l’impossibilità a passare attraverso il Canale di Suez allunga notevolmente il tragitto che le navi devono compiere dall’Italia. Se passando per il Mar Rosso l’Italia era uno dei primi Paesi nella consegna e nel carico, ora invece siamo tra gli ultimi. Crescono quindi i tempi e i costi di consegna. Inoltre, molte aziende non vogliono più lavorare con noi perché l’allungamento della tratta e la fluttuazione dei prezzi impedisce di poter contare su un contratto affidabile e prevedibile”.

Le istituzioni, dunque, a livello tanto nazionale quanto europeo, devono affrontare il problema attraverso specifici programmi di sviluppo e di coordinamento. I singoli Stati non possono più muoversi da soli, l’Europa deve intervenire in maniera coordinata.

“Deve farlo, però, evitando di auto-limitarsi. L’abbiamo visto con la normativa sul packaging, con la Sugar tax, con l’etichetta Nutri-Score, tutte indicazioni dell’UE che in definitiva hanno svantaggiato i prodotti italiani. L’Italia è leader europeo nel riciclo, ma ora l’Europa richiede di passare dal riciclo al riutilizzo, il che può generare criticità da non sottovalutare. Prendete ad esempio la mia esperienza: del mio prodotto io garantisco shelf life, salubrità e assenza di contaminanti esterni. In una situazione come quella del mercato di Dubai dove è stato introdotto un tipo di consumo basato su packaging riutilizzabile, se c’è il rischio che un contaminante o un allergene finisca all’interno di un pacco di riso, chi può garantirne la salubrità e qualità? Le aziende italiane hanno altissimi standard di qualità e certificazione, ma improvvisamente ci troviamo penalizzati. E non solo noi produttori, ma tutta la filiera del riciclo”.

“Quello che si chiede all’Europa, in definitiva, è una politica coordinata e condivisa. In futuro mi aspetto semplificazione e pragmatismo dei decreti attuativi”. Anche perché l’Agrifood italiano si confronta necessariamente con la concorrenza di altre aziende europee, che di fatto pagano l’elettricità molto meno rispetto a quelle italiane. “Questo sottolinea quanto le aziende italiane siano capaci, resilienti e in grado di essere competitive nonostante tutto. Ma è quel “nonostante tutto” il tema da affrontare, la criticità da smussare”.

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