di Elisa Cabiale, Redazione (leggi dello stesso autore “INWIT Stakeholder Forum. Infrastrutture digitali per la crescita sostenibile del Paese”)
La nostra testata giornalistica ha da tempo avviato una collaborazione con gli Stati Generali Mondo del Lavoro. Il 13 settembre si tiene a Torino la prima edizione dedicata al tema della sostenibilità. Per l’occasione abbiamo rivolto alcune domande a Pier Carlo Barberis, fondatore del format.
Presentiamo la piattaforma ai nostri lettori. Come sono nati gli Stati Generali Mondo del Lavoro e quali sono i principi che ne hanno guidato la fondazione?
Sono nati nel 2019 da un’idea da me maturata a seguito di trent’anni di lavoro nel campo della direzione del personale e della creazione e gestione di community. La situazione che mi si poneva di fronte agli occhi in quel periodo era chiara: il mondo del lavoro era caratterizzato dalla presenza di un gran numero di soggetti – Confindustria, sindacati, albi professionali – che verticalmente facevano un ottimo lavoro ma raramente si confrontavano tra loro. Mancava un contesto apolitico, apartitico e terzo che potesse invitare tutti gli stakeholder del mondo del lavoro a dialogare e confrontarsi.
Per colmare questo vuoto nascono gli Stati Generali Mondo del Lavoro, il cui nome riprende il concetto degli Stati generali francesi del 1789. Ho fondato questa piattaforma e le ho dato questo nome con l’obiettivo di mettere a disposizione di tutti gli stakeholder attivi in vari settori uno spazio dove poter confrontarsi in maniera propositiva, senza critica e senza scontro.
L’iniziativa si è dimostrata vincente per due motivi. Innanzitutto, dopo i due anni di pandemia siamo ancora pienamente operativi, per cui ne desumiamo che il format sia interessante, appealing per una grande varietà di interlocutori. In secondo luogo, con sacrifici e con l’aiuto dei nostri sponsor, oggi possiamo affermare di aver organizzato oltre venti Stati Generali, su varie tematiche. Alcuni di questi si sono costruiti nel tempo una fama e un posizionamento tali da divenire un punto di riferimento per il settore stesso, giungendo quest’anno alla propria terza o quarta edizione. Ne sono un esempio gli Stati Generali Mondo del Lavoro della Montagna e quelli dello Sport.
Penso ci sia un terzo fattore da considerare per avere una visione completa di cosa sia la nostra piattaforma. L’elemento che non manca mai in occasione dei nostri eventi sono i contenuti; ci sono sempre tanti esperti, imprenditori, esponenti delle istituzioni che partecipano con entusiasmo. Questo è un ulteriore elemento che ci fa piacere e prova che stiamo andando nella direzione giusta, perché conferma la nostra vocazione ad essere uno spazio terzo ed “equidistante”, in grado di dar voce a tutti gli stakeholder e di facilitare dibattito e confronto sereni e costruttivi.
Quella di settembre è la prima edizione totalmente dedicata alle tematiche di sostenibilità. Quali sono le motivazioni che vi hanno spinto a creare un evento specifico e quali gli output che vi aspettate?
Ci concentriamo sui settori e sui “macro temi” che interessano il mondo del lavoro, quindi un evento dedicato alla sostenibilità non può mancare. Si tratta di un aspetto che, dalla sua componente ambientale a quella sociale, economica e gestionale, tocca trasversalmente tutti i settori di cui ci occupiamo. Inoltre, nel corso degli anni abbiamo sempre dedicato meeting alle tematiche di sostenibilità. Abbiamo deciso di creare un’edizione “ad hoc” perché vogliamo dare spazio e visibilità alle best practice caratterizzanti il settore. Vogliamo incentivare il dialogo e il confronto tra aziende che investono e credono realmente nella sostenibilità, che la mettono in pratica ogni giorno all’interno delle proprie attività.
Questo approccio si rispecchia anche nella scelta della location: abbiamo voluto organizzare la prima edizione degli Stati Generali Mondo del Lavoro della Sostenibilità a Torino al centro congressi di Green Pea, primo Green Retail Park al mondo e microcosmo che sposa a pieno la nostra visione, un mall autosufficiente in termini energetici che promuove la sostenibilità a trecentosessanta gradi.
Non è però finita qui. A settembre si tiene a Roma anche la prima tappa dell’evento da noi organizzato e chiamato “Women in charge On Tour”, che testimonia quanto anche l’aspetto sociale – in questo caso la gender equality – sia un tassello fondamentale della sostenibilità così come intesa dagli Stati Generali.
Nell’ultimo anno ImprontaZero ha seguito da vicino gli Stati Generali con i contributi contenutistici del nostro editore e svolgendo il ruolo di Green Media Partner. Abbiamo avuto modo di vedere concretamente come la sostenibilità sia una tematica toccata trasversalmente all’interno dei vostri eventi. Quali sono le logiche con cui vi approcciate al tema e quali gli accorgimenti che mettete in pratica per l’organizzazione degli eventi?
Stati Generali Mondo del Lavoro parla di sostenibilità a tutto tondo e “flat”. La sostenibilità non può essere approcciata parzialmente, ma deve necessariamente toccare una molteplicità di aspetti differenti e interconnessi. Esiste una sostenibilità sociale, organizzativa, di governance e così via. Non esiste solo la sostenibilità relativa a come un’azienda gestisce i rifiuti o produce energia; quello fa parte dell’universo della sostenibilità ambientale, che è imprescindibile ma che non può essere l’unico criterio tenuto in considerazione. All’interno del mondo del lavoro un’organizzazione può dirsi sostenibile solo se si basa su principi e modelli in sé e per sé sostenibili. La nostra è una visione olistica che tiene in considerazione tutti gli elementi che ricadono sotto il termine ombrello “sostenibilità”.
Ci proponiamo di organizzare gli eventi in maniera sempre più attenta e sostenibile. Da una parte cerchiamo di allestirli in location in cui la sostenibilità è già un must (come il già citato centro congressi di Green Pea), dall’altra cominciamo a pensare ad alcuni accorgimenti che vadano in quella direzione, come per esempio sostituire le classiche bottiglie di plastica con i più ecologici distributori di acqua. Anche rispetto ai nostri eventi vogliamo approcciarci alla sostenibilità in modalità diretta e operativa.
La sostenibilità ormai è diventata uno dei driver della contemporaneità. Venendo in contatto con tante realtà diverse (imprese, startup, organizzazioni, istituzioni) quali sono le tendenze e i rischi che osservate da questo punto di vista?
Attualmente all’interno del mondo del lavoro ci si può scontrare tanto con best practice reali quanto con fenomeni di greenwashing. Penso sia normale in un momento di profondo cambiamento. Ciò che è imprescindibile è che le realtà che praticano greenwashing siano circondate da un macrocosmo che vada nella direzione di un’adesione concreta e sincera alla tematica. Solo così le prime saranno obbligate ad affrontare la sostenibilità in maniera seria. Sicuramente tante aziende approcciano ancora la sostenibilità in maniera errata, ma il fatto stesso che siano obbligate a farlo (a causa della legislazione sempre più stringente e per non rimanere escluse dal mercato) crea l’opportunità per parlare di queste tematiche e per fare cultura in merito. Chi pratica greenwashing deve trovarsi circondato da un ecosistema che porti avanti vera cultura della sostenibilità. In questo modo ne capirà il valore e la necessità, per cui sarà portato a sposarne i principi.
Tutto parte dalla cultura, da un cambiamento culturale. Gli Stati Generali cercano di dare il proprio contributo in questa direzione promuovendo e dando voce ad aziende che sono realmente esempi virtuosi. Le best practice autentiche possono fungere da modello e spingere altre realità ad andare nella direzione di una sostenibilità concreta, seria e consapevole.
Cosa si deve fare dunque? Tre sono le azioni fondamentali da portare avanti: spingere sulla cultura, promuovere le best practice e portare a casa i risultati.
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