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Daniele Barbone, l’editore

Finanza climatica

In occasione dei negoziati di Baku di quest’anno molto spazio è stato dato al tema della finanza climatica, con le 198 Parti che hanno largamente discusso il nuovo obiettivo di finanza per il clima (New Collective Quantified Goal – NCQG).

Il precedente obiettivo era stato fissato a 100 miliardi di dollari all’anno da mobilitare per i Paesi invia di sviluppo, una somma utile a sostenere tali Paesi nella transizione verso economie a bassa emissione di carbonio. Rispetto alla precedente intesa, in occasione della COP di quest’anno l’importo è stato alzato ad almeno 300 miliardi di dollari all’anno, target che deve essere raggiunto sia tramite finanza pubblica che tramite finanza privata, con i Paesi sviluppati nel ruolo di leader. Una formulazione che lasciala possibilità di includere, seppur senza alcun obbligo, i contributi di Paesi non ancora ufficialmente inseriti tra quelli sviluppati ma con elevate emissioni o alta capacità contributiva (Cina, Corea del Sud, Paesi OPEC del Golfo).

Secondo tutti gli osservatori, questo importo è largamente sottodimensionato rispetto alle reali necessità, in quanto occorrerebbe un volume di interventi per oltre 1.300 miliardi. L’accordo finale prevede una formula politica che stabilisce che entro il 2035 vengano mobilitati almeno 1.300 miliardi di dollari all’anno a livello globale, tenendo in considerazione tutte le fonti private e pubbliche. È stata in tale contesto utilizzata un’espressione inusuale per il linguaggio comunemente mantenuto nei trattati, per cui si è indicato come soggetti responsabili di tale raccolta “tutti gli attori”.

Crediti di carbonio

Sempre nell’ottica della mobilitazione di risorse finanziarie, un argomento che era fermo da quasi dieci anni era quello relativo ai crediti di carbonio. Si parla di tutti quei progetti che determinano una compensazione delle emissioni, crediti certificati da un Ente di terza parte che possono poi essere scambiati, a fronte di un pagamento equivalente, e successivamente trascritti su un registro pubblico.

Negli anni molto si è discusso sulla trasparenza di tali sistemi, per cui era necessario definire regole internazionali vincolanti sulla gestione di tali registri e sulla bontà dei progetti in questione. Le decisioni sono state effettivamente assunte sia per quanto riguarda i progetti attuati dagli Stati entro cooperazione bilaterale tra Paesi (Articolo 6.2), sia per il Meccanismo volontario di Credito sotto l’Accordo di Parigi (nuovo nome e nuovo acronimo, PACM) rivolto alle aziende che acquistano crediti di carbonio per compensare le emissioni e raggiungere gli obiettivi di net zero (Articolo 6.4).

Il tema più dibattuto è stato quello dei registri necessari per dare trasparenza al settore. Nel mondo dei crediti di carbonio, sia nel mercato volontario che nei sistemi nazionali, esistono registri che raccolgono dati chiave sui progetti e sui crediti scambiati. Molti attori (e in particolare l’Unione Europea) auspicavano da anni che la COP istituisse un registro ONU unico e vincolante. La decisione finale adottata a Baku è un compromesso: il nuovo registro ONU si farà ma sarà un “registro passivo”, nel quale verranno riportati i dati degli altri registri esistenti.

La risorsa idrica

È stato poi formalmente inserito tra gli argomenti sui quali assumere decisioni nelle prossime COP il rapporto tra clima e risorsa idrica. È stato lanciato il Baku Dialogue on Water for Climate Action, che fungerà da piattaforma di collaborazione tra COP per promuovere continuità e coerenza nell’azione per il clima correlata all’acqua, garantendo adeguata attenzione alla risorsa e alla sua interazione con il cambiamento climatico, la perdita di biodiversità, l’inquinamento e la desertificazione, concentrandogli sforzi su azioni a livello internazionale, regionale, fluviale e di bacino.

L’iniziativa si concentra sulle problematiche derivanti dal nesso tra clima e acqua ed in particolare su scarsità d’acqua e sicurezza idrica (disponibilità, accesso e uso sicuro), inquinamento delle acque, pericoli e disastri legati all’acqua, ecosistemi legati all’acqua. In questo senso, la nostra partecipazione alla COP è stata molto apprezzata e siamo intervenuti in ben quattro panel sul tema del rapporto tra acqua e clima, tra cui uno organizzato dalla presidenza e dedicato all’impatto sulle piccole e medie imprese relativamente alle risorse idriche ed i cambiamenti climatici.

Conclusioni

Segnaliamo la nascita, in occasione del vertice di Baku, del Global Climate Media Network, un circuito internazionale di media impegnati nella divulgazione delle tematiche climatiche, a cui anche ImprontaZero® ha aderito.

In generale, molta insoddisfazione verso le COP degli ultimi anni (e ancora più a Baku)è dovuta al ruolo che le lobbies del settore Oil & Gas esercitano nei lavori. Per questo motivo una lettera aperta di scienziati ed ex dirigenti ONU ha chiesto di riformare urgentemente il sistema delle COP, escludendo i lobbisti dei fossili e dando voce alla scienza in modo più rilevante.

La prossima edizione sarà la COP30 del 2025, che si prevede si svolgerà a Belem, nello stato del Para in Brasile, nell’area amazzonica. Diventerà punto cruciale capire quali nuovi equilibri geopolitici si determineranno nel frattempo e che tipo di leadership globale interverrà sulle tematiche climatiche. Il protagonismo di UK e Cina durante l’edizione di Baku fa intendere che, a fronte di eventuali spazi che si libereranno(Trump cosa farà ?!), qualcuno è già pronto a coprire i buchi.

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