Negli ultimi anni – a livello tanto nazionale quanto internazionale – la sostenibilità si è sempre più affermata quale punto di attenzione fondamentale all’interno dei processi di business e delle politiche aziendali di moltissime imprese. Una tendenza che trova traduzione in campo normativo nella recente direttiva sulla rendicontazione ESG e nelle nuove norme su finanza sostenibile e Green Bond. Risale al 2014 la Non Financial Reporting Directive, la prima norma per la rendicontazione degli aspetti ambientali e sociali circoscritta ai cosiddetti Enti di Interesse Pubblico Rilevanti (EIPR), mentre di recente si è molto parlato di Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), che allarga l’obbligo di reporting sui temi di sostenibilità a diverse altre tipologie di società a partire dall’anno di esercizio 2024. Infine, lo scorso 5 ottobre è stato approvato in via definitiva il tanto atteso regolamento sulle obbligazioni verdi europee (European Green Bond).
Impatto diretto e indiretto
La generale attenzione prestata nei confronti delle tematiche ESG non esclude di certo le Piccole e Medie Imprese, attori chiave del tessuto economico italiano che negli ultimi anni hanno dimostrato una consapevolezza via via sempre maggiore rispetto al valore strategico di questi aspetti. Il quadro normativo in materia di sostenibilità, infatti, ha – e avrà sempre più in futuro – un impatto indiretto rilevante sulle PMI (impatto che diviene diretto nel momento in cui si prendono in considerazione le PMI quotate, per le quali vale l’obbligo di rendicontazione imposto dalla CSRD a partire dall’anno 2026). Le PMI non quotate, pur non essendo tenute a rispettare gli obblighi informativi di cui sopra, ne sono toccate in quanto facenti riferimento a catene del valore che possono prevedere stringenti obblighi di rendicontazione e due diligence.
Qualche dato
PMI italiane e transizione ecologica: profili ESG e finanza sostenibile
In base a quanto emerso dal campione di imprese considerato dallo studio “PMI italiane e transizione ecologica: profili ESG e finanza sostenibile” (realizzato dal Forum per la Finanza Sostenibile in collaborazione con Cerved Group e Cerved Rating Agency), le richieste in merito a tematiche ESG a cui le PMI vanno incontro provengono soprattutto da clienti (29,6% delle imprese) e fornitori (17,8%). La catena del valore rappresenta infatti il primo elemento incentivante per l’adozione di standard di comportamento e gestione sostenibili. In merito ai settori di riferimento, tali richieste sono frequenti soprattutto nel manifatturiero (nel 40,9% dei casi), nelle costruzioni (27,7%) e nella logistica (31,6%). In generale, andare incontro alle aspettative dei propri clienti è spesso l’unico modo che le PMI hanno per non essere estromesse dal mercato di riferimento, mentre far parte di un ecosistema basato su standard di sostenibilità elevati genera valore in termini di reputazione, responsabilità e redditività. Alle richieste derivanti dalla catena del valore seguono poi le pressioni provenienti da banche, investitori e dipendenti.
Fostering Sustainability in Small and Medium-Sized Enterprises
A testimonianza della presa di consapevolezza della necessità di includere gli aspetti ESG all’interno delle politiche aziendali, dallo studio “Fostering Sustainability in Small and Medium-Sized Enterprises” (realizzato da SDA Bocconi-School of Management Sustainability Lab e promosso da SME EnterPRIZE di Assicurazioni Generali) emerge come il 44% delle PMI europee prese in esame dichiari di aver già adottato (o di avere in programma di adottare) un approccio alla sostenibilità maggiormente formalizzato, ravvisandone benefici quali maggiore resilienza, efficienza e riduzione degli sprechi, migliore gestione del rischio, vantaggi di mercato, competitività e miglioramento della reputazione. Inoltre, in base a quanto dichiarato dall’Osservatorio Deloitte Private sulle prospettive delle PMI in Italia, otto aziende su dieci ritengono la sostenibilità una priorità assoluta per la propria strategia. Secondo tale studio – condotto nel corso del 2023 su imprese appartenenti a vari settori – le aziende stanno dimostrando un interesse particolarmente significativo sul fronte della sostenibilità ambientale, con il 69% che si dichiara impegnato nella promozione di una radicale transizione energetica nell’arco dei prossimi 5 anni.
PMI italiane, policrisi e finanza sostenibile
Questa tendenza viene confermata dalla ricerca “PMI italiane, policrisi e finanza sostenibile” (condotto dal FFS in collaborazione con BVA Doxa e Finlombarda su un campione di 450 PMI della filiera agroalimentare, industria, logistica e trasporti, edilizia), che tra le iniziative ambientali maggiormente diffuse indica il ricorso a fonti rinnovabili (con l’85% delle PMI intervistate che le sta utilizzando o ha pianificato di farlo) e la messa a punto di misure per la riduzione di gas climalteranti (il 74% le ha già adottate o ha in programma di farlo). Il 56% delle aziende intervistate, poi, ritiene che i temi ESG abbiano un ruolo molto importante nelle scelte strategiche e di investimento, mentre il 70% dichiara di aver ricevuto delle richieste specifiche in tal senso. La sostenibilità è infatti certamente associata a obblighi legali e a richieste del mercato, ma si accompagna anche a vantaggi competitivi come l’accesso a catene del valore certificate, migliori condizioni di finanziamento, partnership strategiche, riduzione di costi e consumi.
Difficoltà, rischi e opportunità
Se invece guardiamo agli ostacoli segnalati dalle imprese nel perseguimento di un modello di business e di una politica più in linea con i criteri ESG, emergono anzitutto le difficoltà burocratiche, ma altri fattori rilevanti sono ravvisabili nella carenza di competenze e conoscenze specifiche. Ciò comporta una richiesta sempre crescente sul mercato di servizi tecnici legati alle tematiche ESG, per poter sfruttare al massimo le opportunità che l’argomento offre e allo stesso tempo far fronte a rischi come il greenwashing (fortemente attenzionato dal legislatore così come dal mercato), che può portare a crisi di tipo reputazionale o addirittura a pesanti sanzioni.
In conclusione
Attualmente esistono diversi strumenti per la promozione di una vera e decisa transizione verso la sostenibilità. Dalle attività di rendicontazione ai sistemi di gestione ambientale certificati, dalle etichette ambientali ai piani di sostenibilità. Ora spetta alla singola realtà decidere da che parte stare. Noi della redazione di ImprontaZero® siamo tra coloro che spingono per l’azzeramento dell’impronta ecologica e vogliono fare la differenza nell’ambito degli aspetti ESG. Siamo dalla parte di chi comunica i propri obiettivi, traguardi e le proprie iniziative con consapevolezza e trasparenza, cogliendo le opportunità che la sostenibilità offre e non cedendo a pratiche che si rivelano dannose per sé, per l’ambiente e per la società.
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