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di Daniele Barbone, editore (leggi dello stesso autore COP27, una COP d’attuazione)

Superbonus 110%: oltre i luoghi comuni

Il tema del superbonus 110% è di attualità da mesi. Prima per le sollecitazioni nei confronti del governo affinché reiterasse la misura, poi per i recenti interventi di revisione e contenimento. La redazione di ImprontaZero® ha seguito con attenzione il dibattito per affrontarlo dal punto di vista ambientale e ragionare su costi e benefici. Un approccio che sposta l’attenzione mediatica e ci porta a sconfessare alcuni luoghi comuni.

Nell’ambito del dibattito sul superbonus spesso ci si dimentica quale sia la finalità del provvedimento: è una detrazione fiscale prevista dal Decreto Rilancio, pubblicata come legge 77/2020 nella Gazzetta Ufficiale del 18 luglio 2020 e avente ad oggetto “Incentivi per efficientamento energetico” del patrimonio immobiliare residenziale. Tuttavia, viene spesso considerato un provvedimento esclusivamente finalizzato alla “ripartenza dell’economia post pandemia” e ciò lo rende comparabile, nel ragionamento generale, ad uno qualsiasi dei sussidi varati in quel periodo.

Il patrimonio immobiliare residenziale

Partiamo dai dati sul patrimonio immobiliare residenziale. In Italia gli immobili residenziali sono complessivamente 12.187.698 (dato Istat). Di questi solo 5.177.311, il 42% del totale, dispongono di Attestato di Prestazione Energetica – APE (dato ENEA). Si può ritenere, come vedremo, che il dato sia rappresentativo degli immobili complessivi.

Va peraltro ricordato che il patrimonio immobiliare italiano è datato (oltre il 60% degli immobili è antecedente al 1970) e che l’APE esiste dal 2013. Quest’ultima è un’attestazione che descrive le caratteristiche energetiche di un edificio, abitazione o appartamento, sintetizza con una scala da A4 a G le prestazioni energetiche degli edifici e viene di norma prodotta in collegamento ad operazioni di locazione, compravendita o ristrutturazione. Le prestazioni energetiche degli immobili per i quali si dispone di APE rientrano, in oltre il 56% dei casi, nelle classi F e G e sono per il 55% relative a immobili realizzati prima del 1972 (dati ENEA).

Emerge chiaramente la correlazione tra prestazioni degli immobili e vetustà degli stessi. L’evoluzione normativa per il risparmio energetico negli immobili nasce poco tempo dopo la guerra arabo-israeliana del 1973, che causò l’interruzione del flusso di approvvigionamento di petrolio dai paesi dell’OPEC. La legge 373/76 (“Norme per il contenimento del consumo energetico per usi termici negli edifici”) prescriveva per la prima volta in Italia l’isolamento termico degli edifici.

I benefici ambientali del superbonus

Per poter usufruire del superbonus 110% la normativa vigente richiede il salto di due classi energetiche, da verificare comparando l’APE ante e post-intervento migliorativo. Gli interventi sui condomini sono quelli su cui si può disporre di analisi più vaste; ci viene in soccorso uno studio svolto dal gruppo Gabetti su un panel di 986 condomini che hanno usufruito della misura, da cui è stato possibile calcolare i principali indicatori economici e ambientali.

Gli effetti sul consumo energetico

Se consideriamo la stima del totale degli interventi realizzati con il superbonus, di 71,7 miliardi di euro, il campione relativo a interventi per 2 miliardi di euro può considerarsi rappresentativo. L’abbattimento del fabbisogno energetico per tali condomini è stimato al 51%, mentre il risparmio energetico medio stimato è del 46%. Rispetto al minimo stabilito, il salto di classe energetica medio è stato maggiore: si è raggiunto il valore di tre classi. Da segnalare, poi, la riduzione del consumo di gas, stimata al 38%, che ha anche determinato una riduzione stimata al 43% dei costi annuali sull’utilizzo della risorsa energetica. Si legge nello studio:

A migliorare è anche il rendimento medio stagionale del rapporto tra calore fornito dalla caldaia e energia consumata. Dall’analisi dei dati si nota che, dall’80% ante-operam, gli interventi di ristrutturazione energetica consentono un aumento del rendimento che raggiunge il 94%.

L’abbattimento delle emissioni di CO₂

Da rilevare anche il risparmio di emissioni di CO₂, stimato intorno al 50%. Secondo i dati ENEA, le emissioni medie di CO₂ del patrimonio immobiliare italiano sono di 47,0 kg CO₂/m2 l’anno. Una riduzione del 50% in forza degli interventi supportati dal superbonus 110% è un passo avanti nella direzione prevista a livello europeo, che vede nell’efficientamento energetico delle costruzioni uno dei punti di lavoro stabiliti dal “Fit for 55”.

Recentemente è stata proposta una revisione della direttiva europea sulla prestazione energetica degli edifici (EPBD): gli edifici di nuova realizzazione dovranno raggiungere emissioni zero entro il 2030, mentre per quelli esistenti il traguardo si sposta al 2050. L’obbligo di edifici a emissioni zero arriva nel 2028 per il pubblico e nel 2030 per il comparto privato.

Per quanto riguarda l’Italia, il Censis ha stimato che nel 2022, sulla base di una spesa di 55 miliardi di euro, si sia generato un risparmio energetico di 11.700 Gwh/anno, che corrispondono a 1,1 miliardi di metri cubi di gas. Sempre dallo studio Gabetti leggiamo:

Considerando gli interventi finanziati dagli ecobonus ordinari fino al 2020 insieme a quelli finanziati attraverso il superbonus, si arriverebbe a un risparmio stimabile in circa 2 miliardi di metri cubi di gas, pari a oltre due terzi di tutti i risparmi di gas previsti in Italia dalle ultime misure di riduzione dei consumi per il settore domestico. La riduzione nelle emissioni di CO₂ dovuta agli interventi con il superbonus è stimabile in 1,4 milioni di tonnellate.

I costi del superbonus

L’analisi della CGA di Mestre sottolinea i costi complessivi della misura. Il numero di asseverazioni depositate è stato, alla data del 31 gennaio 2023, di 372.303 su più di 12 milioni di immobili. Sono quindi stati previsti interventi solo sul 3,1% del totale degli immobili residenziali e l’ammontare complessivo dei superbonus riconosciuti è di 71,7 miliardi di euro. Il dato è in linea con quelli ufficiali predisposti da ENEA e dal Ministero dell’ambiente. Il valore medio degli interventi è risultato pari a 192.756 euro di detrazione per tutti gli immobili.

Gabetti indica al 31 dicembre 2022 la destinazione dei fondi, individuando nei condomini il 43,3% del totale. Questo dato trova conferma anche nella relazione ENEA al 31 gennaio 2023. Torniamo ora al dato iniziale relativo al numero di immobili residenziali presenti in Italia: di questi circa il 10% – oltre 1,2 milioni – sono condomini, e in tale tipologia di immobili abita quasi il 60% della popolazione italiana. Forse un miglior bilanciamento dovrebbe essere effettuato tra le risorse impiegate nel comparto dei condomini e il totale delle risorse allocate, così da raggiungere una platea di beneficiari più ampia.

I fondi stanziati: PNRR e programmazione europea

Quanto alla sostenibilità economica del provvedimento, bisogna chiarire quanto sia effettivamente a carico della fiscalità generale, per cui deve essere analizzato anche il collegamento tra superbonus e PNRR. Tra gli obiettivi del PNRR vi è il miglioramento dell’efficienza energetica del patrimonio immobiliare pubblico e privato. Lo studio Gabetti sottolinea:

la componente C3 della Missione 2 (M2C3), stanzia infatti risorse pari a 15 miliardi di euro per l’efficienza energetica e la riqualificazione degli edifici. La M2C3 è costituita da tre linee, la seconda delle quali (M2C3.2) è dedicata al patrimonio immobiliare privato che conferma sostanzialmente le detrazioni fiscali previste dal superbonus 110%.

Questa seconda linea prevede l’introduzione di un incentivo temporaneo, attraverso detrazioni fiscali, per la riqualificazione energetica e l’adeguamento antisismico del patrimonio immobiliare privato e per l’edilizia sociale. Una linea d’intervento che, sempre secondo il PNRR, dovrà essere supportata da “una linea di investimento (2.1) che riguarda: ecobonus e sismabonus fino al 110% per l’efficienza energetica e la sicurezza degli edifici”.

L’onere a carico della casse dello Stato va quindi correttamente considerato e non generalizzato all’intero importo dei costi dei lavori, anche tenendo conto delle risorse provenienti dalla programmazione europea.

Effetti sulla fiscalità in termini di maggiori entrate

Il rapporto Censis elaborato a fine 2022 sui dati del Centro studi del consiglio nazionale ingegneri, ENEA e Istat evidenzia che:

Dal superbonus è previsto un gettito aggiuntivo per le casse dello stato pari a quasi 43 miliardi di euro su una spesa ammessa a detrazione su più anni di 60,5 miliardi. Ciò significa che 100 euro di spesa per ecobonus costerebbero effettivamente allo Stato 30 euro […]. Il MEF ha registrato tra gennaio e settembre 2022 un incremento del gettito dell’11% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, ed è verosimile pensare che proprio il comparto edile abbia considerevolmente contribuito a questa dinamica espansiva delle entrate tributarie.

Considerazioni finali

Non trova quindi conferma quanto sostenuto dal governo circa il costo economico della misura (cfr. “Il costo totale della misura è 105 miliardi”), sia rispetto ai dati ufficiali relativi alle procedure in corso, sia rispetto all’impatto sui conti pubblici (in generale ma anche al netto della stima dei benefici).

La questione del superbonus 110% è in questi giorni al vaglio del Parlamento, che dovrà quanto prima intervenire sugli annunciati interventi correttivi della misura.

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