di Giulia Falzone, redazione ImprontaZero
Le nuove frontiere della crescita per gli imprenditori che non hanno paura di sbagliare
Sui temi della transizione ecologica e digitale abbiamo intervistato Marco Gay, vice presidente di Confindustria Digitale, presidente Anitec-Assinform, presidente di Confindustria Piemonte, e imprenditore, presidente esecutivo di Digital Magics S.p.A.
Lei ha oltre vent’anni di esperienza imprenditoriale nel settore digitale e dell’innovazione. Dal suo punto di vista come si può fare in modo che la sostenibilità diventi un driver per lo sviluppo delle imprese?
La riflessione non può che partire dall’incertezza avvertita in questo momento da imprese e cittadini, a causa del conflitto russo-ucraino e del caro-energia. Fatta questa premessa, non ci si può in alcun modo fermare o arretrare e sicuramente la sostenibilità e il mondo ESG diventano opportunità di crescita, investimento e accelerazione. Oggi la sostenibilità ha un impatto trasversale, sia in termini di performance e competitività sia nei confronti delle persone e del territorio. Per tutte le imprese è diventato centrale avere un profilo di sostenibilità che vada oltre l’etichetta. Anche il mercato dei capitali è sensibile al tema per cui essere sostenibili incide sulla capacità di attrarre investimenti. Sono convinto che sia un modo di fare impresa sempre più condiviso e condivisibile. In Digital Magics abbiamo da tempo intrapreso un percorso in questa direzione – che si riassume nell’acronimo BEST (Benessere, Etica, Sostenibilità e Tecnologia) perché c’è anche un tema di etica e well being che unisce sostenibilità e tecnologia – e quando nel 2020 abbiamo fatto il primo bilancio di sostenibilità ci siamo accorti, ad esempio, che già oltre il cinquanta per cento delle startup del nostro portafoglio promuove un’azione ESG. La sostenibilità è quindi diventata un driver della nostra attività, dall’analisi del portafoglio ai nuovi investimenti, e l’aspetto più interessante è che soprattutto le nuove imprese, come la classica azienda informatica o le startup delle giovani generazioni, spesso nascono con un profilo ESG.
Potremmo definirli nativi sostenibili?
Esatto, quello che noi, che abbiamo iniziato a fare impresa qualche anno fa, stiamo imparando e stiamo facendo nostro, nelle nuove imprese è una parte fondante, di cui a volte non sono consapevoli. In Digital Magics abbiamo anche lanciato Magic YouMan, programma di accelerazione dedicato alla sostenibilità e rivolto alle startup che hanno l’obiettivo di aiutare le persone, attraverso l’innovazione tecnologica, a essere più sostenibili.
A proposito del rapporto tra tecnologia e sostenibilità, siamo nel Decennio digitale europeo con target per la trasformazione digitale delle imprese e sono anche anni cruciali per realizzare la transizione ecologica e raggiungere gli obiettivi dell’Agenda 2030 ONU. Quali punti di contatto vede tra transizione digitale ed ecologica? In che modo la digitalizzazione può aiutare le imprese a essere
più sostenibili?
Penso sia un binomio indissolubile. Non è pensabile una trasformazione digitale senza transizione ecologica e viceversa. Per chi fa tecnologia la sostenibilità è centrale. La tecnologia è un abilitatore di sostenibilità, inclusione e cambiamento, ed è parte sostanziale di tutte le attività per la transizione ecologica che possiamo mettere in campo. Misurabilità e dati sono fondamentali per comprendere impatto, risparmi ed efficacia delle nostre azioni. Non a caso transizione digitale e transizione ecologica sono gli obiettivi a cui l’Unione Europa ha destinato maggiori risorse del PNRR, o meglio Next Generation EU, visto che è stato avviato pensando alle prossime generazioni e incentivando ciò che è più trasformativo.
In precedenti occasioni ha detto che “L’innovazione e il digitale sono per chi non ha paura di cambiare le cose né di sbagliare, per chi ha il sogno di realizzare progetti che a molti sembrano impossibili”. Secondo lei vale un po’ anche per la transizione ecologica?
Certamente. Quando ero all’inizio della mia nuova vita imprenditoriale mi colpì molto una frase di George Bernard Shaw “C’è chi vede le cose come sono e si chiede perché? Io sogno cose mai esistite e mi chiedo perché no?” Pensai che quella riflessione avrebbe dovuto accompagnare la visione sull’innovazione; è per i coraggiosi voler realizzare un cambiamento, come è per i coraggiosi modificare le proprie abitudini e i propri comportamenti per essere sostenibili. Può esser faticoso se ad esempio non sono abituato a prestare grande attenzione all’ambiente e al territorio o a non rispettare nella governance i bisogni che emergono dalla cittadinanza. Serve coraggio per cambiare e per usare la tecnologia in modo efficiente e avveduto. C’è sicuramente anche un tema generazionale e in Digital Magics lo vedo tutti i giorni: ci sono aziende che offrono prodotti e servizi con componenti tecnologiche e digitali di grande successo che nascono con un profilo di sostenibilità. Nella transizione digitale così come nella transizione ecologica è necessario un cambio di passo ed è straordinario l’impatto che la convivenza generazionale può avere in questa direzione.
Abbiamo parlato della necessità di cambiare, a volte con difficoltà, i nostri comportamenti. Per quanto riguarda le abitudini di acquisto assistiamo a una domanda crescente di beni e servizi con un profilo di sostenibilità. I consumatori sono sempre più maturi in questo senso e si aspettano che la sostenibilità non sia solo di facciata. Come far superare alle imprese l’approccio greenwashing?
Partiamo dalla consapevolezza che il consumatore è sempre più colto. La filiera in cui l’azienda insiste, dai Tier 1 ai consumatori finali, pone un’attenzione centrale alla sostenibilità perché lo chiede il consumatore. Nell’ultimo decennio la customer centricity ha cambiato modelli e processi: il cliente chiede che si vada in quella direzione, ha bisogno che la filiera sia certificata e anche qui la tecnologia è un grande supporto. Il consumatore non è un fanatico, è semplicemente consapevole e responsabile. Il climate change lo vediamo tutti i giorni e pensando soprattutto alle nuove generazioni è fondamentale fare la nostra parte ed è altrettanto importante che le nuove generazioni si facciano promotrici di questo cambiamento. La spinta al cambiamento arriva dai nuovi consumatori, ma impatta su tutta la filiera. Il mondo che ci circonda, aziende, startup innovative e talenti che incontriamo in Digital Magics si muovono tutti in questa direzione. Una volta che la sostenibilità diventa parte fondamentale della tua catena del valore, a monte e a valle sei portato a cercare aziende e collaboratori che sostengano questo percorso e insieme, facendo ognuno la propria parte, si ottiene un bel risultato.
Veniamo alla questione energetica. Quanto il tema dell’energia può diventare un driver per le aziende?
La questione energetica è un tema drammatico. I costi energetici stavano aumentando già nel 2021 ma ora sono insostenibili per la maggior parte delle imprese, a partire da quelle energivore. Siamo passati dall’urgenza all’emergenza. Quando il costo dell’energia aumenta di dieci volte non c’è budget che tenga e se non si interviene subito avremo danni industriali e sociali perché le aziende non riescono più a stare sul mercato. Credo che la risposta debba essere europea. Bisogna sbrigarsi, perché questa situazione può portarci a una spirale di recessione. Il messaggio di preoccupazione non è interpretabile. Siamo il secondo Paese manifatturiero d’Europa e stiamo correndo il rischio di non riuscire più a fare produzione. Serve una risposta coesa e veloce e in questo senso penso sia importantissimo dare nuovo impulso alle rinnovabili, perché permette di produrre energia sostenibile a un costo sostenibile.
Le rinnovabili sono un asse fondamentale su cui bisogna accelerare e per questo è necessaria na politica industriale ed energetica che parta dal Paese e abbia particolare attenzione per la semplificazione, in modo che sia più veloce poter produrre e utilizzare energia da fonti rinnovabili. La sostenibilità diventa centrale anche perché quando si parla di sostenibilità e di energia c’è anche un profilo etico e di responsabilità sociale che non può essere ignorato.
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